lunedì 3 agosto 2015

SCRITTA LA PAROLA “FINE” ALLA STORIA DEGLI UFFICI GIUDIZIARI PUTEOLANI, LUNGA ALMENO 21 SECOLI!


             In questi giorni, come molti sapranno, Pozzuoli e i Campi Flegrei hanno perso anche l’ultima possibilità di poter mantenere sul territorio almeno l’Ufficio del Giudice di Pace. Scompare così, nella sedicente “città dei diritti”, un ulteriore e importante presidio di legalità; va via da Pozzuoli anche l’ultimo ufficio giudiziario  superstite. E’ per la prima volta dopo 21 secoli che non siamo più sede di  un luogo ove si amministri la giustizia.  Viviamo un momento storico (in negativo)! 
Nella lunga monografia “Pouzzoles antique”, lo studioso francese Charles Dubois rammenta a pag. 26 che “ … La faculté, pour une ville, de dater ses actes publics par les noms de ses magistrats, fut plus tard un privilège universellement répandu, en 105  il devait  être encore assez rare et Pouzzoles le possédait … » (La facoltà, per una città, di datare i suoi atti pubblici con i nomi dei suoi magistrati, fu più tardi un privilegio universalmente diffuso, nel 105 (A. C.) doveva essere ancora abbastanza raro e Pozzuoli lo possedeva). (C. Dubois, Pouzzoles antique, Paris, 1907) . Gli studiosi dunque datano, per inferenza, l’esistenza di un’autonoma giurisdizione per l’antica Pozzuoli almeno dal 105 A. C., cioè da ben 2120 anni ! Vi erano i «duumviri »  e un « collegio duumvirale » del quale facevano parte i duumviri anziani, e vi erano i « censori » !

Per il medioevo e l’età moderna ecco brevi note sintetizzate dalla “Storia di Pozzuoli e dei Campi flegrei” di Raimondo Annecchino (Pozzuoli, 1961) nel libro di Claudio e Lucio D’Isanto sui “Privilegi della città di Pozzuoli in età vicereale” (2011). (Le parti virgolettate riportano le parole testuali di Annecchino):  “I giudici si dividevano in  due categorie: iudices ad contractus tantum, che assistevano alla stipulazione dei contratti pubblici o privati, rogati dal notaio, e li sottoscrivevano per legalizzarli; e giudici ad contractus, che avevano anche la facoltà di amministrare la giustizia. Quantunque si ritenesse indispensabile che i giudici ad contractus non solo sapessero scrivere, ma che avessero pure un’infarinatura di cognizioni legali” non di rado ci si imbatte in qualche atto puteolano dell’epoca non firmato dallo iudex ad contractus perché scribere niescens o, come oggi diciamo, analfabeta.
Nelle terre demaniali non potevano esservi più di tre giudici e sei notai. Facevano eccezione solo Napoli, Salerno e Capua che avevano cinque giudici ed otto notai. Il numero variava in relazione alla popolazione ed all’importanza della città. A Pozzuoli venivano eletti due giudici. Se mancava il notaio, il giudice nominava uno scrivano mentre un notaio pubblico poteva sostituire il giudice. Non mancavano iudices ad contractus a vita.
I baiuli, infine, giudicavano cause civili e penali di lieve entità che non comportassero pene corporali o condanne superiori ad un’oncia. Avevano inoltre il compito di vigilare sull’osservanza delle assise e sul peso e sulle misure dei venditori, l’obbligo del servizio di polizia urbana che andava dall’arresto di colpevoli colti in flagranza di reato all’esigere diritti di dogana. Spesso, come del resto in tutti i domini spagnoli, il loro operare assumeva carattere vessatorio.       La bagliva o curia dei baiuli era costituita anche da un assessore e da un notaio.
SUCCESSIVAMENTE, dopo i periodi vicereali (spagnolo e breve periodo austriaco) a seguito dei governi illuministi di Carlo III e successiva reggenza Tanucci e – soprattutto – del periodo napoleonico (Giuseppe Bonaparte e Murat) nacque la Pretura più o meno così come la abbiamo conosciuta fino al 1989. Le vicende successive sono sufficientemente note anche ai non addetti ai lavori. La Pretura nel 1989 divenne “sezione distaccata di Pozzuoli” prima della “Pretura Circondariale di Napoli” e poi del “Tribunale di Napoli” ma l’ufficio rimaneva fortemente radicato sul territorio. Inoltre, nel 1995, nasceva l’autonomo “Ufficio del Giudice di Pace di Pozzuoli”, uno, tra quelli delle città non capoluogo di provincia, dei più grandi d’Italia per affari trattati ed un autonomo e minuscolo Ufficio del GdP di Procida.  (Dunque una lunga storia, dai tratti anche talvolta duri, come sempre talvolta la storia presenta, ma sempre meglio avere avuto delle strutture giudiziarie che non averne avute affatto)!
A questo punto subentra, nel quadro della cosiddetta “spending rewiew” (governo Monti) il Decreto Legge n. 138 del 13/08/2011 poi convertito in legge il 14/09/2011 con legge 148, legge-delega “per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari”. Di fatto, con l’eccezione degli uffici aventi sede nei capoluoghi di provincia o nei capoluoghi di circondario (sedi di tribunali centrali) venivano soppressi, con la suddetta normativa, quasi tutte le sezioni distaccate e tutti gli altri uffici del giudice di pace, compresi entrambi gli uffici puteolani, con delle eccezioni e scappatoie previsti dalle norme stesse. (La questione era leggermente più complessa ma semplifico per ragioni di comprensibilità).
Dunque giungiamo alle elezioni comunali del 2012. Nel mentre si svolgeva la campagna elettorale, tra le pieghe delle varie disposizioni attuative sopraggiunte si intravvedeva la possibilità che entrambi gli uffici potessero, in astratto, essere trattenuti a Pozzuoli. In quel momento storico sembrava che maggiori possibilità vi fossero per la permanenza del Tribunale anzi per la possibilità di un Tribunale autonomo. Qui sono un testimone personale degli eventi. Feci parte, insieme a Lucia Fattore, per l’ IdV, della commissione che doveva stilare il programma elettorale per il centrosinistra. Fui parte attiva nella parte che riguardava gli uffici giudiziari. Ricordo che Elio Buono stilava di persona con la nostra collaborazione e traduceva, in quel po’ di politichese necessario, le mie proposte circa il Tribunale (il cui mantenimento sembrava – per motivi che sarebbe lungo dire – al momento più fattibile di quello del GdP). A pag. 4 del programma si legge: “E’ indispensabile ridare al Tribunale di Pozzuoli la sua piena efficienza, fornendogli una sede adeguata e fruibile a Monterusciello, dove rappresenterebbe anche un presidio di legalità e l’opportunità di un indotto economico. A tal fine, occorre predisporre gli atti per eliminare dal bando di alienazione il Centro commerciale di Monterusciello e, quindi, incaricare l’UTC di quantificare le somme per i lavori di adeguamento a nuova sede del Tribunale”.
Eventi successivi resero difficile la permanenza del Tribunale a Pozzuoli ma la sorte volle che si realizzasse una inaspettata riapertura dei termini per l’Ufficio del Giudice di Pace di Pozzuoli sia pure senza oneri per lo Stato centrale. Ebbene, l’amministrazione locale e quella degli altri tre comuni del mandamento (oltre Pozzuoli: Quarto, Bacoli e Monte di Procida) dopo le prime promesse fatte sia ai rappresentanti del foro sia a quelle dei gg.pp, tra le quali il reperimento di una sede già di proprietà del comune, con atteggiamenti dilatori e scuse circa le (non altissime) spese nonché rimpalli di responsabilità, nulla ha fatto per mantenere almeno quest’ultimo presidio di legalità sul territorio. Io personalmente mi sono sentito preso in giro due volte: la prima come elettore del centrosinistra e la seconda come co-stilatore del programma elettorale di centrosinistra. Vero è che anche gli altri predetti comuni dovevano accollarsi parte delle spese (sempre non altissime) ma, da sempre l’onore e l’onere maggiore è ricaduto sul comune capoluogo del mandamento in cui l’Ufficio giudiziario ha la sede! I programmi elettorali sono dunque solo una formalità burocratica da adempiere? Servono solo ad imbrattare carta e, al più, a spostare qualche voto? Ci rispondano i signori amministratori (non siamo ottimisti sul punto)!
Il risultato comunque alla fine è questo: dopo 2120 anni di storia Pozzuoli non è più sede di un ufficio giudiziario. Ciò che non hanno potuto fare invasioni, cataclismi, dominazioni straniere etc. ha potuto invece ottenere questa amministrazione! Anche questo è un modo per passare (in negativo) alla storia!



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